sabato 23 aprile 2011

Architettura V.0 | UN MANIFESTO

Quando nel 2001 crollarono le Torri Gemelle, capimmo tutti istantaneamente che da allora nulla sarebbe stato più lo stesso, anche se non sapevamo esattamente come, né perché. Certamente, tuttavia, nessuno si sarebbe mai aspettato che a un soffio da allora – dieci anni che sono sembrati un istante – il mondo intero avrebbe attraversato una crisi economica profonda al punto che, oggi, sono rimasti in pochi a ricordarne una simile.
Così finiscono gli “anni zero”, e ci sembra arrivato il momento di chiederci che cosa è cambiato in una decade di architettura.

::.Decrescita.
Dal 2007, la maggior parte della popolazione mondiale vive in città. Un passaggio silente ma epocale, inedito nella storia dell’uomo, corollario del processo rivoluzionario in cui siamo tutti coinvolti: quello della globalizzazione. Con essa, per la prima volta gli occidentali hanno conosciuto la paura e un nuovo, strisciante senso di colpa per la propria propensione colonialistica nei confronti dello spazio. Così, abbiamo dovuto inventare il concetto di decrescita, mentre si è spostata a Oriente l’aggressività verso l’uomo e verso il territorio.

::.Economia.
La crisi finanziaria ha cambiato ogni cosa. Oggi, il mondo del lavoro è radicalmente diverso da quello di anche solo pochi anni fa. In particolare nel nostro paese, sommerso dai laureati nel settore dell’architettura, la disponibilità di incarichi pro capite e di budget disponibili tende sempre più verso lo zero. E mentre nell’emergenza riemergono le economie informali, richiedendo paradossalmente sempre più spesso progetti a profilo tecnologico zero, ci si trova a dover recuperare la capacità di inventarsi un mestiere, da zero.

::.Percezione.
Chi esce oggi dall’università, viveva già con internet 2.0 quando vi è entrato, ed ora è coinvolto in un sistema che realizza fino in fondo la connessione totale, trovandovisi a suo agio. Per questa generazione, il cyberspazio non è un’utopia avanguardista. È la realtà di tutti i giorni, immersiva, ubiqua e polisensoriale.
La nostra intelligenza è in evoluzione. Come possiamo non aspettarci che questo cambi radicalmente le cose?

::.Linguaggi.
Un senso diverso dello spazio condiviso deriva dalle nostre rinnovate facoltà logiche. Il corpo, frontiera tra lo spazio fisico e quello mentale, gioca nuovi ruoli nella progettazione e non accetta più le limitazioni dell’architettura concepita come una scatola.
I nuovi sintagmi della progettazione, anche quando creano volume, non hanno più nulla a che fare con il volume. Sono piuttosto elementi atti a creare meccanismi generativi utili a suggerire soltanto al corpo un nuovo modo di muoversi nello spazio. Fare architettura è diventato, insomma, l’arte di costruire possibilità.


Architettura V.0 | UN LABORATORIO

Il workshop organizzato da Ellesette intende quindi indagare questa “versione 0” dell’architettura contemporanea. La nostra indagine mira in particolare ad allargare il campo ormai noto della cubatura zero ai molti “zeri” dell’architettura contemporanea. Così, intendiamo fornire agli studenti coinvolti nel lavoro di progettazione varie diverse caratterizzazioni del problema, indicando con:

- volume 0: il punto di vista propriamente compositivo, incentrato sull’utilizzo di strategie non-volumiche per la definizione degli oggetti della progettazione;
- tempo 0: la questione dell’architettura effimera, ovvero di quegli oggetti creati in occasione di eventi o per usi transitori;
- budget 0: la necessità di sviluppare approcci che minimizzino i costi di realizzazione degli oggetti già in fase di progetto;
- chilometri 0: il doppio problema della sostenibilità di un progetto che si basi sulla località dei materiali scelti o, in alternativa, della specificità dell’oggetto per il contesto in cui è calato;
- tecnologia 0: il punto di vista del coinvolgimento attivo dell’utenza nella costruzione o nell’uso dell’oggetto, il cui livello di semplicità deve quindi risultare massimo.

Naturalmente, questi cinque differenti aspetti secondo i quali a nostro avviso si possono declinare le suddette questioni contemporanee saranno forniti ai partecipanti solo quale indirizzo possibile, non come obbligo. Soddisfare tutte queste caratteristiche sarebbe infatti chiaramente impossibile, soprattutto nell’ambito di un workshop di pochi giorni. Al contrario, sarà agevolato lo sviluppo da parte di ogni gruppo di un aspetto in particolare, in modo da ottenere, alla fine del laboratorio, cinque progetti che illustrino il più possibile la vastità dei temi, pur attraverso un approccio ironico e ludico, che giochi “al ribasso”, per avvicinarsi ad uno degli “zeri” possibili.

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