martedì 26 aprile 2011

Programma del Workshop (ancora non definitivo)

La redazione di “Ellesette” (rivista di architettura a cura degli studenti delle Facoltà di Ingegneria e di Architettura del Politecnico di Bari) in collaborazione con il Politecnico di Bari, promuove il workshop di progettazione “Architettura Zero”, che si terrà a Bari, negli spazi dell’Isolato 47 del Politecnico, nella terza (o quarta) settimana di maggio 2011.

1. Partecipanti
La partecipazione è aperta agli studenti delle Facoltà di Ingegneria, Architettura, Disegno Industriale per un numero di 20 posti fino ad esaurimento richieste.

2. Selezione
Le richieste devono pervenire all'indirizzo di posta: ellesette@hotmail.com nella forma di un breve book di motivazioni che contenga dei materiali prodotti durante il corso di studi o in altri contesti in formato pdf.
La scelta del tipo di progetto è a totale discrezione del candidato. Il termine ultimo per l’invio del pdf è fissato per il 5 maggio 2011.
Le candidature saranno esaminate dai tutor del WS “Architettura Zero”.
L’indirizzo di riferimento per il workshop è: ellesette@hotmail.com
Ad ogni candidato sarà comunicata tramite e-mail l’accettazione della candidatura entro il giorno il 10 maggio 2011.

3. Oggetto del workshop
Il workshop intende indagare la “versione 0” dell’architettura contemporanea. L’indagine mira in particolare ad allargare il campo ormai noto della cubatura zero ai molti “zeri” dell’architettura contemporanea, nelle diverse declinazioni: volume 0, tempo 0, budget 0, chilometri 0, tecnologia 0.
Sono state selezionate delle aree nella città di Bari che hanno come denominatore il sotto-utilizzo la povertà di significato. Obiettivo del workshop è produrre, sulla base dell’orientamento teorico dell’architettura-zero-volume dei dispositivi che inneschino il depositarsi di nuovi usi e significati.
I partecipanti saranno organizzati in 5 gruppi composti da 4 studenti. Ciascun gruppo si occuperà della definizione progettuale di un’area tra quelle proposte. I tutor offriranno supporto critico ai gruppi di lavoro.

4. Programma provvisorio delle giornate

Lunedì 16 Maggio

ore 9,00: Apertura dei lavori: presentazione delle attività e finalità del workshop.
ore 11,00: Analisi delle aree di studio: indicazioni storiche ed ambientali. Formazione dei gruppi di lavoro.
ore 13,00: Pausa pranzo.
ore 15,00: Visita ai luoghi di progetto.
ore 18,00: Ritorno in sede e attività di laboratorio.
ore 19,00: Sessione critica.
ore 19,30: Chiusura dei lavori.

Martedì 17 Maggio

ore 9,00: Attività di laboratorio.
ore 13,00: Pausa pranzo
ore 15,00: Prima conversazione sul tema dell’architettura zero: Iago Borja Carro Patino
ore 16,00: Attività di laboratorio.
ore 19,00: Sessione critica.
ore 19,30: Chiusura dei lavori.

Mercoledì 18 Maggio

ore 9,00: Attività di laboratorio.
ore 13,00: Pausa pranzo
ore 15,00: Seconda conversazione sul tema dell’architettura zero: Donatello De Mattia
ore 16,00: Attività di laboratorio.
ore 19,00: Sessione critica.
ore 19,30: Chiusura dei lavori.

Giovedì 19 Maggio

ore 9,00: Attività di laboratorio.
ore 13,00: Pausa pranzo
ore 15,00: Terza conversazione sul tema dell’architettura zero: Alessandro Martinelli
ore 16,00: Attività di laboratorio.
ore 19,00: Sessione critica.
ore 19,30: Chiusura dei lavori.

Venerdì 20 Maggio

ore 9,30: Allestimento mostra.
ore 10,30: Conferenza tenuta dal Prof. Marco Navarra.
ore 12,00: Presentazione dei risultati e dibattito.

5. Struttura organizzativa
Promotori:
Politecnico di Bari
Redazione della Rivista “Ellesette”:

componenti:

.:. Alessandro Vizzino
.:. Andrea Paone
.:. Carlo Romanazzi
.:. Daniela Mancini
.:. Enza Chiarazzo
.:. Giuseppe Fiore
.:. Mariagrazia Panunzio
.:. Martino Bove
.:. Massimo Rubino
.:. Roberto Carlucci
.:. Rossella Ferorelli
.:. Silvia Sivo
.:. Vincenzo Tuccillo

Coordinamento Organizzativo:
Redazione della Rivista “Ellesette”

Referente scientifico:
Arch. Alessandro Francesco Cariello

Tutor:
Arch. Iago Borja Carro Patino
Arch. Donatello De Mattia
Arch. Alessandro Martinelli

Conferenza finale:
Arch. Marco Navarra

sabato 23 aprile 2011

Architettura V.0 | UN MANIFESTO

Quando nel 2001 crollarono le Torri Gemelle, capimmo tutti istantaneamente che da allora nulla sarebbe stato più lo stesso, anche se non sapevamo esattamente come, né perché. Certamente, tuttavia, nessuno si sarebbe mai aspettato che a un soffio da allora – dieci anni che sono sembrati un istante – il mondo intero avrebbe attraversato una crisi economica profonda al punto che, oggi, sono rimasti in pochi a ricordarne una simile.
Così finiscono gli “anni zero”, e ci sembra arrivato il momento di chiederci che cosa è cambiato in una decade di architettura.

::.Decrescita.
Dal 2007, la maggior parte della popolazione mondiale vive in città. Un passaggio silente ma epocale, inedito nella storia dell’uomo, corollario del processo rivoluzionario in cui siamo tutti coinvolti: quello della globalizzazione. Con essa, per la prima volta gli occidentali hanno conosciuto la paura e un nuovo, strisciante senso di colpa per la propria propensione colonialistica nei confronti dello spazio. Così, abbiamo dovuto inventare il concetto di decrescita, mentre si è spostata a Oriente l’aggressività verso l’uomo e verso il territorio.

::.Economia.
La crisi finanziaria ha cambiato ogni cosa. Oggi, il mondo del lavoro è radicalmente diverso da quello di anche solo pochi anni fa. In particolare nel nostro paese, sommerso dai laureati nel settore dell’architettura, la disponibilità di incarichi pro capite e di budget disponibili tende sempre più verso lo zero. E mentre nell’emergenza riemergono le economie informali, richiedendo paradossalmente sempre più spesso progetti a profilo tecnologico zero, ci si trova a dover recuperare la capacità di inventarsi un mestiere, da zero.

::.Percezione.
Chi esce oggi dall’università, viveva già con internet 2.0 quando vi è entrato, ed ora è coinvolto in un sistema che realizza fino in fondo la connessione totale, trovandovisi a suo agio. Per questa generazione, il cyberspazio non è un’utopia avanguardista. È la realtà di tutti i giorni, immersiva, ubiqua e polisensoriale.
La nostra intelligenza è in evoluzione. Come possiamo non aspettarci che questo cambi radicalmente le cose?

::.Linguaggi.
Un senso diverso dello spazio condiviso deriva dalle nostre rinnovate facoltà logiche. Il corpo, frontiera tra lo spazio fisico e quello mentale, gioca nuovi ruoli nella progettazione e non accetta più le limitazioni dell’architettura concepita come una scatola.
I nuovi sintagmi della progettazione, anche quando creano volume, non hanno più nulla a che fare con il volume. Sono piuttosto elementi atti a creare meccanismi generativi utili a suggerire soltanto al corpo un nuovo modo di muoversi nello spazio. Fare architettura è diventato, insomma, l’arte di costruire possibilità.


Architettura V.0 | UN LABORATORIO

Il workshop organizzato da Ellesette intende quindi indagare questa “versione 0” dell’architettura contemporanea. La nostra indagine mira in particolare ad allargare il campo ormai noto della cubatura zero ai molti “zeri” dell’architettura contemporanea. Così, intendiamo fornire agli studenti coinvolti nel lavoro di progettazione varie diverse caratterizzazioni del problema, indicando con:

- volume 0: il punto di vista propriamente compositivo, incentrato sull’utilizzo di strategie non-volumiche per la definizione degli oggetti della progettazione;
- tempo 0: la questione dell’architettura effimera, ovvero di quegli oggetti creati in occasione di eventi o per usi transitori;
- budget 0: la necessità di sviluppare approcci che minimizzino i costi di realizzazione degli oggetti già in fase di progetto;
- chilometri 0: il doppio problema della sostenibilità di un progetto che si basi sulla località dei materiali scelti o, in alternativa, della specificità dell’oggetto per il contesto in cui è calato;
- tecnologia 0: il punto di vista del coinvolgimento attivo dell’utenza nella costruzione o nell’uso dell’oggetto, il cui livello di semplicità deve quindi risultare massimo.

Naturalmente, questi cinque differenti aspetti secondo i quali a nostro avviso si possono declinare le suddette questioni contemporanee saranno forniti ai partecipanti solo quale indirizzo possibile, non come obbligo. Soddisfare tutte queste caratteristiche sarebbe infatti chiaramente impossibile, soprattutto nell’ambito di un workshop di pochi giorni. Al contrario, sarà agevolato lo sviluppo da parte di ogni gruppo di un aspetto in particolare, in modo da ottenere, alla fine del laboratorio, cinque progetti che illustrino il più possibile la vastità dei temi, pur attraverso un approccio ironico e ludico, che giochi “al ribasso”, per avvicinarsi ad uno degli “zeri” possibili.

martedì 19 aprile 2011

ELLESETTE: la rivista di architettura degli studenti del Politecnico di Bari, sta rinascendo. Nuovo stampo, nuove facce, nuove idee...

Una rivista il cui primo numero sarà dedicato al tema dell'architettura a volume zero, tema caldo e attuale. Per provare a comprenderlo in maniera pratica si è pensato di partire da un esperimento: un workshop di pochi giorni , su sei aree di Bari, proponendo agli studenti una riflessione in termini compositivi sullo spazio pubblico contemporaneo.

lunedì 18 aprile 2011

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ISPIRAZIONI

TUTTO E' ARCHITETTURA
Bau, n.1/2 - 1967

L’uomo crea condizioni artificiali; questo è l'architettura. L’uomo ripete, trasforma ed espande fisicamente e psichicamente le sue sfere fisiche e psichiche; crea “intorni” nel loro senso più ampio.
Utilizza le risorse necessarie per soddisfare le sue necessità e raggiungere i suoi sogni; espande il suo corpo e la sua mente: si comunica.
L’architettura è un mezzo di comunicazione.
L’uomo fa parte di una società di un tempo che esalta il suo individualismo. Questa doppia condizione determina il suo comportamento. Dal suo stato più primitivo, l'uomo ha cercato mezzi per la sua espansione mentale; mezzi i quali, a loro volta, si sono evoluti costantemente.
L’uomo possiede un cervello; i sensi sono la base per la percezione del mezzo che lo circonda. Le risorse per la definizione e la creazione del [ancora desiderato] mondo si basano nell’espansione dei sensi.
Questi sono i mezzi di comunicazione dell'architettura intesa nel suo senso più ampio. Per essere più specifici, potrebbero formularsi i seguenti ruoli e definizioni per il termine “architettura”:
L’architettura è rituale; è etichetta, simbolo, segno ed espressione.
L’architettura è il controllo della temperatura corporea è protezione e indumento.
L’architettura è la caratterizzazione dello spazio, dell’ambiente.
L’architettura è un condizionante degli stati psicologici.
Durante migliaia di anni, tanto la protezione dall’inclemenza meteorologica come la trasformazione artificiale del nostro mondo fu materializzata attraverso la costruzione. Gli edifici erano l’espressione essenziale dell’uomo, l’immagine tridimensionale di tutto quanto gli era necessario: organizzazione spaziale, recinto protettivo, meccanismo e strumento, mezzo fisico e simbolo. L’evoluzione della scienza e della tecnologia in una società cambiante, con le sue necessità e domande, ci ha confrontati con realtà completamente differenti dalle quali sorgono nuovi mezzi di caratterizzazione ambientale.
Oltre alla diversificazione dei materiali di costruzione con l’apparizione di nuovi elementi o sistemi, e di miglioramenti tecnici che possono introdursi nei metodi tradizionali, sorgeranno mezzi intangibili per la creazione spaziale. Nonostante ciò, continueranno a risolversi moltitudini di situazioni in forma convenzionale, mediante la costruzione, mediante l’“architettura”. Non esistono migliori risposte che la “architettura” nel suo senso classico?
A questo proposito gli architetti potrebbero imparare dallo sviluppo delle strategie militari. Se questa scienza fosse stata soggetta all’immobilità dell’architettura ed i suoi utenti, costruiremmo ancora muraglie e torri. Al contrario, la strategia militare perse interesse verso la costruzione per concentrarsi su nuove possibilità che soddisfacessero le nuove aspettative.
Ovviamente a nessuno è venuto di costruire fognature con muri di fabbrica o erigere osservatori astronomici di pietra (Jaipur). I nuovi mezzi di comunicazione come il telefono, la radio o la televisione hanno, oggi, molta più importanza. Attualmente, un museo o una scuola possono essere perfettamente rimpiazzate da questi mezzi. Noi architetti dobbiamo smettere di pensare esclusivamente in termini di “costruzione”.
Si scorge un cambiamento che colpisce l'importanza del “significato” e dell’“effetto”. L'architettura ha effetti. La forma in cui si prende possesso di un oggetto e si usa, acquisisce rilevanza. Un edificio può essere interpretato unicamente in termini di “informazione”, ed il suo messaggio può essere ricevuto attraverso i mezzi di comunicazione (stampa, TV....). Dato che la maggior parte della gente conosce l'Acropoli di Atene o le Piramidi dell’Egitto per mezzi estranei all’esperienza diretta, risulta quasi irrilevante la circostanza che esista nella realtà fisica. In realtà, la sua importanza si radica nell’effetto di quell’informazione.
Un edificio potrebbe essere una semplice simulazione.
Un esempio della capacità degli edifici di implementarsi attraverso i mezzi di comunicazione è la cabina telefonica: una costruzione di scala minima estesa a scala globale. I caschi dei piloti degli aeroplani a reazione rappresentano un altro tipo di ambiente ancora più compatto e direttamente relazionato col corpo umano. Attraverso le telecomunicazioni, questi espandono i loro sensi e possono stabilire relazione diretta con moltitudine di luoghi. L'evoluzione delle capsule e gli abiti spaziali conducono verso una sintesi e verso una formulazione estrema dell’architettura contemporanea. Avrò una “casa” (molto più perfezionata di qualunque edificio) con un controllo totale delle funzioni corporali, la provvista di alimenti e l'evacuazione di residui, combinata con una massima mobilità.
Lo sviluppo di queste possibilità fisiche incita a pensare a possibilità psichiche di definizione di ambienti. Una volta superata la necessità di protezione fisica, è possibile sentire un nuovo tipo di libertà: l’uomo potrà essere finalmente il centro della creazione di un ambiente individualizzato.
L’ampliamento degli strumenti architettonici oltre la mera tettonica ed i suoi derivati condusse in primo luogo a sperimentare con nuove strutture e materiali, specialmente con quelli provenienti dall’industria della ferrovia. La volontà di trasformare e trasportare il nostro intorno il più rapidamente e facilmente possibile favorì la considerazione di un ampio ventaglio di materiali e sistemi utilizzati per anni in altri campi. In questo modo, oggi troviamo un’architettura “cucita” e ugualmente troviamo un’architettura “gonfiabile”. Tuttavia, si tratta ancora di risorse materiali, di “materiali di costruzione”.
Si è sperimentato poco l’uso di mezzi immateriali (luce, odore o temperatura) per caratterizzare un ambiente, uno spazio. Come i metodi esistenti hanno vasti campi di applicazione, l’uso del laser (l’olografia) potrebbe condurre a nuove esperienze e creazioni. Finalmente, l’impiego di farmaci e sostanze chimiche per controllare la temperatura e le funzioni corporee e per creare ambienti artificiali è appena cominciato. Noi architetti dobbiamo smettere di pensare esclusivamente in termini di materialità.
Liberata dei condizionanti tecnici del passato, l’architettura funzionerà più intensamente con qualità spaziali e psicologiche. Il processo di “erezione” acquisirà un nuovo significato e gli spazi avranno proprietà tattili, ottiche ed acustiche, e conterranno effetti informativi insieme ad esprimeranno necessità emozionali.
Una vera architettura del nostro tempo dovrà ridefinirsi ed espandere le sue risorse. Molti campi fuori della costruzione tradizionale saranno incorporati al dominio dell’architettura, nello stesso modo che l’architettura e gli architetti entreranno a fare parte di altri ambiti.
Tutti siamo architetti. Tutto è architettura.

traduzione di ELLESETTE


testo originale:
Tutto è architettura (1967)
rivista "Costruire" per la pianificazione di architettura e urbanistica, 23 Volume, fascicolo 1 / 2, di Vienna del 1968

testo originale hollein